Parrocchie di San Rocco e San Lorenzo martire
Parrocchia
Comunità in Cammino nella Comunione
Nel
mese di settembre la vita della parrocchia si ricompone nella ricerca di
crescita nella propria identità e nell’impegno di qualificare sempre meglio le
proprie espressioni: nella chiesa locale si è chiamati ad essere - in
prospettiva di insieme - segno e strumento della comunione degli uomini con Dio
e degli uomini fra di loro. Le tematiche che riguardano la parrocchia sono
molte: su quali pilastri costruire la vita parrocchiale, come rivalorizzare e
rivitalizzare le sue strutture, come attrarre nuovi animatori disposti ad un
impegno di collaborare attiva con le strutture parrocchiali, con quali
iniziative aiutare chi si accosta ai sacramenti per riceverli con frutto
per la crescita spirituale, come rendere
la nostra comunità parrocchiale scuola di fede e di liberazione dagli
incombenti mali di oggi, in che modo prendersi cura dei suoi aspetti caritativi
e liturgici, in quali condizioni ha possibilità di incidere sul mondo in cui è
collocata, in quale rapporto si colloca
con la società contemporanea. Dovendo portare attenzione sulla dimensione-base
necessaria all’inizio del nuovo anno pastorale, è opportuno concentrarsi su un
solo argomento: l’importanza della comunione in parrocchia. E’ qui infatti che
si trova anche la radice della sua crescita spirituale, della fecondità del suo
impegno di evangelizzazione, della sua incidenza storica e sociale.
Il senso della
comunità
Sono
di per sé una risposta ed un valido
aiuto le espressioni che il Magistero riserva alla parrocchia per definirne il
cammino. Papa Paolo VI°, dopo aver affermato "che la sorte della
evangelizzazione è certamente legata alla testimonianza di unità data dalla
Chiesa", sottolineava - nei riguardi della parrocchia - "che ogni azione è prospera ed efficace se è
unitaria", per cui se "prima
si chiedeva alla parrocchia che si radunasse per la Messa della Domenica,
adesso da essa si esige che sia unita in forma permanente, e che abbia in grado
superiore il senso della comunità. Allora non è sufficientemente coltivata la
norma, l’ansia per la comunità". Giovanni Paolo II°, in un incontro
con gli animatori di pastorale
parrocchiale provenienti dai cinque continenti, dava questa prospettiva: "Oggi la parrocchia può vivere una nuova e
grande stagione. Spesso smarrito e disorientato, l’uomo contemporaneo cerca la
comunione. Avendo non di rado visto frantumarsi o disumanizzarsi il suo
contesto sociale, anela ad una esperienza di autentico incontro e di vera comunione.
Ebbene, non è questa la vocazione della parrocchia, di essere cioè una casa di
famiglia, fraterna ed accogliente, una fraternità animata dallo spirito di
unità, la famiglia di Dio in un posto concreto. La parrocchia non è
principalmente una struttura, un territorio, un edificio: ma riscoprirsi
comunità. Cristiani non si è da soli. Essere cristiani significa credere e
vivere la propria fede insieme ad altri e così essere chiesa".Tenendo
presente che nelle grandi parrocchie i vari gruppi diversificano gli aspetti di
vita ecclesiale, Paolo VI° suggerisce questa bella immagine: "Questa evoluzione della parrocchia che si
esprime in piccole comunità e gruppi ci fa pensare ad una comparazione: quella
del concerto vocale e strumentale. Ognuna delle piccole comunità (o gruppi) è
un po’ differente dalle altre, come le voci e gli strumenti. Però tutte ed
ognuna, per essere autenticamente chiesa, devono essere molto attente di
rimanere in comunione"
La forza coesiva
della carità
Una
descrizione di una autentica realtà ecclesiale presente in un determinato posto
è fatta da Paolo VI° visitando la parrocchia di Maria Consolatrice in Roma.
"Come si chiama questa forza coesiva
atta a tenere insieme il corpo ecclesiale? Lo sanno tutti: si chiama carità. E’
la grande legge costitutiva della chiesa. Sono uniti i fedeli nell’amore, nella
carità di Cristo? di certo questa è una parrocchia vitale; qui c’è la vera
chiesa; giacché è rigoglioso allora il fenomeno divino-umano che perpetua la
presenza di Cristo fra noi. Sono i fedeli insieme unicamente perché iscritti
nel libro dell’anagrafe o sul registro di battesimo? Sono aggregati solo perché
si trovano, la Domenica, ad ascoltare la Messa, senza conoscersi, facendo
magari di gomito gli uni contro gli altri? Se è così, la chiesa non risulta, in
quel caso, compaginata; il cemento che di tutti deve formare la reale, organica
unità, non è ancora operante. Ricordate le parole solenni di Cristo. Vi
riconosceranno veramente per miei discepoli, autentici seguaci e fedeli, se vi
amerete gli uni gli altri: se ci sarà questo calore di affetti, di sentimenti:
se vibrerà la simpatia voluta più che vissuta, creata da noi, più che
spontanea, con quella larghezza di cuore e quella capacità di generare Cristo
in mezzo a noi, derivanti, appunto, dal sentirci uniti in Lui e per Lui.” Che
cosa sarebbe infatti una comunità senza la carità? Che cosa sarebbe se non
attuasse quello che il Concilio ha chiamato la legge del nuovo popolo di Dio:
il precetto di amare come lo stesso Cristo ci ha amati? Che cosa sarebbe senza
la piena comunione con i vescovi ed i sacerdoti? Questa carità inoltre deve
farsi visibile. Essa deve permeare ed ordinare tutti gli aspetti propri della
comunità, in modo che la vita spirituale sia capace di unire l’amore di Dio e l’amore
del prossimo.
Corresponsabilità
ecclesiale
L’impegno di "edificare la chiesa" è compito di
tutti.
Non tutti lo compiono allo stesso modo, ma secondo vocazioni, doni, carismi,
diversi e con varietà di servizi e di attività; ma tutti sono chiamati a compierlo nell’amore che tutto crede, tutto
sopporta, tutto giustifica. Esortava San Paolo le prime comunità di
credenti: "Per la grazia che mi è
stata concessa, io dico a ciascuno di voi: non valutatevi più di quanto è
conveniente valutarsi, ma valutatevi in maniera da avere di voi una giusta
valutazione, ciascuno secondo la misura di fede che Dio gli ha dato. Poiché, come in un solo corpo abbiamo molte
membra e queste membra non hanno tutte la medesima funzione, così anche noi,
pur essendo molti, siamo un solo corpo in Cristo e ciascuno per la sua parte
siamo membra gli uni degli altri. Abbiamo pertanto doni diversi secondo la
grazia data a ciascuno di noi. Chi ha il dono della profezia la eserciti
secondo la misura della fede; chi ha un ministero attenda al ministero; chi
l'insegnamento, all'insegnamento; chi l'esortazione, all'esortazione. Chi dà,
lo faccia con semplicità; chi presiede, lo faccia con diligenza; chi fa opere
di misericordia, le compia con gioia. La carità non abbia finzioni: fuggite il
male con orrore, attaccatevi al bene; amatevi gli uni gli altri con affetto
fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda.” (Rom. 12, 3 e ss.).C’è una
distinzione di servizio e di grazia tra il ministero sacerdotale e l’impegno
laicale: ma l’uno e l’altro concorrono - organicamente - ad attuare il disegno
di Dio sulla umanità. Il rapporto fraterno fra tutti conduce più profondamente
alla ricerca della concordia e a far sì che ogni carisma ed ogni attività venga
esercitato in accordo con coloro che presiedono nella chiesa. Il cammino
ecclesiale richiede, certo, dedizione di cuore e di opera, con unità di intenti
e con ricerca di organicità di disegno: ma chi vive l’impegno ecclesiale ha la
certezza di essere chiamato ad un progetto di grande significato, come
umile e necessario strumento dell’Unico Architetto e Costruttore che ha
affermato "Io edificherò la mia
Chiesa".In questo senso si può affermare che la parrocchia attua, o è
chiamata ad attuare, la presenza di Gesù
in mezzo ai suoi fedeli e in tal modo, lo stesso popolo cristiano diventa, si
può dire, sacramento, segno sacro della Presenza del Signore.
Come in una famiglia
La
comunità, nel suo senso più profondo, è costituita dall’unità dei credenti con
Gesù e tra di loro. Questa unità - parola-chiave dell’insegnamento della chiesa
nata dal Concilio - il Papa ed i Vescovi l’hanno posta più volte a base della
vita che si svolge in parrocchia. Gesù prega "perché siano una cosa sola. Come Tu, Padre, sei in me e Io in te, siano
anch’essi in noi una cosa sola, affinché il mondo creda che Tu mi hai mandato" (Gv
17,21).Con queste parole
Gesù ci ha suggerito - come dice il Vaticano II° - "una certa similitudine tra l’unione delle persone divine e l’unione dei
figli di Dio nella verità e nella carità". La luminosa vocazione della
comunità parrocchiale, è di sforzarsi di divenire in se segno-strumento
visibilile di quella famiglia di Dio in un determinato tempo e luogo, capace di
fondere insieme tutte le differenze umane dell’essere e dell’agire.
La parrocchia “Comunità di Credenti in Cristo”, potrà
così far risplendere in qualche modo il volto del Risorto in se ed esercitare un’azione efficace e
credibile nei confronti delle anime da avvicinare al Vangelo. Coloro che prima di noi hanno contribuito ad
edificare passo dopo passo la comunità con opere materiali e spirituali e che
ora, realtà della Chiesa Celeste pregano per tutti noi, per la riuscita del nostro cammino di popolo
di Dio in San Rocco e San Lorenzo, sono per noi oggi, esempio, “memoria” della fede e degli impegni vissuti, e dalla
comunità sentiti in un rapporto fraterno in cui essi restano
e sempre saranno parte attiva per la riuscita del disegno di Dio sulla comunità
e per l’umanità, disegno che invita tutti gli uomini oggi, allora e sempre ad essere un'unica
famiglia nella verità e nella carità per mezzo dello Spirito, in Cristo,
a lode e gloria di Dio Padre.