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domenica 29 agosto 2010

formazione alla legalità

Estrapolato dal discorso fatto ad una scolaresca da Pino Mascicari, imprenditore calabrese, che non ha voluto sottostare e divenire vittima della mafia del pizzo e della diffusa mentalità che copre  e sottostà all’illegalità.

“La mafia è un cancro che si può sconfiggere grazie alla giustizia e alla legalità. Non si deve piegare la schiena davanti alla mafia, ma andare avanti combattendo con dignità. Insieme possiamo combattere l’illegalità cominciando anche dalle piccole cose. Ho fatto arrestare tanti boss tanti assassini alla fine ho vinto io, non ci si deve abbassare e intimidire dalla mafia Ho vissuto 13 anni chiuso in casa, esiliato dalla Calabria, I miei figli hanno vissuto 13 anni senza vedere nessuno,nemmeno i parenti. Nonostante la vita che ho fatto e che faccio sono fiero di avere agito in questo modo, perché io credo nelle istituzioni e soprattutto credo nella giustizia. La sovranità appartiene al popolo. Non facciamo il loro gioco …difendiamo i nostri diritti….non facciamoli vincere….difendiamo noi stessi. Noi vi abbiamo messi al mondo e tocca a noi  rendere migliore la vostra vita. Non abbassate mai la testa voi siete il futuro. Il miglior futuro è basato sulla costruzione e sulla collaborazione; guerre, conflitti e violenze possono portare solo dolore e distruzione. Non permettete mai a nessuno di distruggere i vostri sogni.”
                                                                                                                                   Pino Mascicari

Quest’ultima affermazione mi ha riportato alla mente don Bosco, il grande sacerdote dei piccoli e degli umili. Come molti ricorderanno egli poneva sempre come suo principale obbiettivo educativo la “formazione dei buoni cristiani e onesti cittadini” cosa che, anche nel suo momento storico, non era di facile attuazione.
Ma volendo spostarsi al di là della particolare riflessione sulla mafia, argomentazione che in Italia si è resa di questi tempi assolutamente necessaria per mettere al corrente le nuove generazioni sulla pericolosità e sulla diffusione, non solo nel nostro Paese, ma in tutto il mondo di tale fenomeno criminoso, è possibile tentare di sottolineare alcuni valori da ritenersi patrimonio imprescindibile di una civiltà che voglia definirsi tale ed alcuni comportamenti da condannare senza scusanti di sorta.
Fino a pochi decenni fa non si sentiva l’esigenza di un dialogo e di un insegnamento rivolto alle nuove generazioni su tematiche come legalità, regole comuni e rispetto, poiché il senso della legalità, dell’onorabilità e della moralità imponevano determinati livelli maggioritariamente assunti, modelli che difficilmente venivano messi in discussione o travalicati.
Inoltre oggi è sempre più opinione ricorrente che, se una norma viene trasgredita da più persone fino a divenire il comune senso del sentire e dell’agire, questo ne giustifica il “divenire lecito” di tale norma o comportamento, sia del pensiero, sia dell’agire; quasi che l’illegalità diffusa, sia lo sdoganamento di quanto prima era negato.
Un esempio tra tanti è la diffusione del ritenere di poco conto, di lieve entità “ perché così fan tutti e così oggi funzionano le cose,“ fenomeni gravi come il bullismo, giustificazioni comunemente espresse su corruzione, concussione, evasione, degrado morale più o meno celate.           
Se ad esempio analizziamo il fenomeno "bullismo", dobbiamo constatare che tale comportamento di mal costume e di assoluta ignoranza non si limita più a imporre atti di prevaricazione, prepotenza ed arroganza solo in determinati ambienti o contesti sociali, ma diventa per taluni, stile di vita da imitare, azione e modo di agire da imporsi per essere al passo con gli altri, per essere nella sfera dei "giusti".
Mentre tentavo di comporre queste brevi riflessioni, mi sono però tornati alla mente periodi di quando ero ragazzo.  
Mi sono apparsi alcuni flash vissuti, mi è tornata alla mente la prepotenza del nonnismo sotto il periodo di leva militare e come, a loro volta, coloro che avevano subito angherie e umiliazioni provassero quasi il dovere di far subire ad altri le stesse angherie subite pochi mesi prima.  
Mi è tornato alla mente l’eccessiva severità "o cosa fosse", nei reparti ospedalieri (ricoverato in ospedale avevo il terrore della capo sala e di una infermiera più della paura per l’intervento  che dovevo subire), ma soprattutto temevo il dottore, il quale  ogni  mattina quando mi visitava, incuteva in me una paura tale da riuscire ad ammutolirmi per diverse ore.  
Mi sono tornate alla mente comportamenti di adulti, quando, io ragazzino alle prime esperienze lavorative estive, mi sono ritrovato con persone le quali sembrava che avessero come scopo primario il piacere di renderti la vita impossibile.
Allora mi sono detto che certamente i tempi che stiamo vivendo non sono da riportare nelle cronache come esempi di vita ideale, ma come nemmeno quelli passati brillassero in tal senso ed ho concluso che in ogni tempo chi vive di prepotenza, arroganza e maleducazione, vive suscitando il clamore delle cronache, contrariando, importunando e molestando la vita di tutti i giorni della maggioranza di tutti noi.
Simultaneamente mi è tornato alla mente un detto che più volte avevo sentito inculcare dalla mia professoressa di italiano grammatica  a tutta la classe “ fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce ”.
Speriamo solo di trovare la cura per evitare che gli alberi continuino a cadere.
Speriamo che ci siano sempre più persone che sappiano dare esempi positivi ed educativi da ricordare e con i quali costruire il proprio cammino.  

1 commento:

  1. Allo scrittore il compito di raccontare il mondo con equo distacco, al cittadino il dovere di partecipare alla cosa pubblica, a chi fa politica l'incombenza di essere spietatamente giudicato per il proprio ruolo che deve essere sempre al servizio della collettività!

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