Il “problema fondamentale” di quasi ogni comunità
parrocchiale è sempre lo stesso:
C'è un gruppo
di persone “vicine”, quelli che nei modi più vari vivono l'appartenenza alla
Chiesa: i catechisti, il coro parrocchiale, i ministranti; i sacrestani, i
giovani, l'Azione Cattolica, gli scout; gli appartenenti ai mille movimenti e
gruppi che costellano il panorama della Chiesa post-conciliare. Costoro si sono
sentiti in qualche modo toccati da Cristo e ne hanno fatto esperienza; talvolta
un'importante, fondamentale esperienza.
Ma quanti
sono questi “vicini”? Nei casi più fortunati, nelle comunità più vive, alcune
centinaia; spesso meno, su una popolazione, in genere, di alcune migliaia di
abitanti per parrocchia.
Gli altri
(migliaia di persone, quindi; il 90% degli abitanti di una parrocchia) sono
chiamati in genere i “lontani”. Il problema è che essi non sono veramente
lontani, altrimenti non conoscerebbero Cristo, e non sarebbero neppure
battezzati. In tal caso, chissà, forse il compito sarebbe più facile. Essi invece
si trovano in quella strana, scomoda situazione di cattolici “non praticanti”:
quella “terra di nessuno” in cui si trovano la maggior parte degli italiani
adulti d'oggi, battezzati, cresimati e sposati con rito cattolico. In genere,
non sono ostili a Cristo, anzi, per quel poco che lo conoscono o lo ricordano
dal catechismo, lo approvano; a volte sono ostili a certe posizioni della
Chiesa, soprattutto in campo morale, ma non hanno il desiderio di
allontanarsene del tutto, se è vero che affollano le sacrestie quando si tratta
di chiedere il battesimo per i loro figli, o una Messa di suffragio.
Il problema
della quasi totalità delle comunità parrocchiali è quindi quello di avvicinare
questa massa enorme di adulti, coi loro vissuti, i loro pregiudizi, la
religiosità più o meno accentuata, più o meno “personalizzata”. D'altra parte,
come si può parlare di comunità, quando il novanta per cento delle persone, se
non di più, manca sistematicamente all'appello?
Un tentativo
di risposta a questa urgenza, a questa frustrazione del mondo cattolico di
oggi, viene da un'esperienza elaborata dal Movimento per un Mondo Migliore, un
gruppo che si ispira al carisma di padre Lombardi, che negli anni del Concilio
intravide con chiarezza la necessità di un rinnovamento della Chiesa
dall'interno. Il gruppo, che ha sede a Roma e gruppi locali in diverse parti
del mondo, ha elaborato una proposta che ha preso il nome di progetto “Nuova
Immagine di Parrocchia” (NIP). E' un tentativo di sviluppare in parrocchia una
pastorale che muova tutto il popolo nel suo insieme, superando la divisione tra
“vicini” e “lontani”.
Punto di
partenza, assioma fondamentale del progetto, è il fatto che qualunque persona,
in forza del Battesimo ricevuto, è membro a pieno titolo della Chiesa, capace di
ricevere il messaggio di Cristo e di rispondere autonomamente. Compito della
parrocchia è farsi vicina tutti questi battezzati, capace di convocarli là dove
essi vivono, di sensibilizzarli e interessarli a partire dalla loro esperienza
e da loro vissuto quotidiano.
Concretamente,
nei primi anni il progetto prevede la messa a punto di alcune strutture, che
servono ad assicurare la possibilità di raggiungere tutti (e si intende proprio
“tutti”) gli abitanti della parrocchia; prima tra tutte, una rete di messaggeri,
persone adulte né praticanti né particolarmente pie, ma solo disposte a
svolgere un servizio molto semplice: consegnare a mano a una decina di
famiglie, una volta al mese, una lettera da parte della parrocchia e motivarne
il gesto. Normalmente già nel primo anno si riescono a trovare abbastanza
persone disposte a svolgere il servizio di messaggero, in modo da far arrivare
la lettera a tutte le famiglie della parrocchia; e già questo la dice lunga
sulla capacità di partecipazione dei “non praticanti”, a patto che gli venga
chiesto inizialmente qualcosa di semplice e immediato.
Costituita la rete dei
messaggeri, ed alcune altre semplici strutture, tutta la comunità si mette in
cammino. Si
sceglie un tema annuale a cui tutti fanno riferimento (anche tutti i gruppi già
esistenti in parrocchia). Per i primi anni i temi riguardano l'amicizia, lo
stare insieme, la riconciliazione: si punta soprattutto a dare un minimo di
senso di identità, di appartenenza alla parrocchia, di vicinanza. Si individua
ogni mese un'occasione già sentita dalla gente (Natale, la festa del santo
patrono...) e in quell'ambito si compie un gesto semplicissimo, che esprima il
tema annuale e che tutti possano fare. E' incredibile constatare come la
partecipazione della gente aumenti, quando le proposte diventano le più
semplici e chiare possibile. Mese dopo mese, lettera dopo lettera, gesto dopo
gesto, è esperienza comune che la maggior parte della gente comincia a sentire
la Chiesa più vicina, meno estranea; si conoscono volti e nomi, ci si sente
interpellati.
A questo
punto avviene un salto di qualità: si costituiscono i piccoli gruppi di
famiglie, che si incontrano nelle case per meditare sul tema mensile alla luce
della Parola. I piccoli gruppi consentono di immettere la vita della parrocchia
direttamente nei condomini, là dove la gente vive; tutte le persone adulte che
si sono sentite in qualche modo convocate ne possono far parte. Essi cominciano
a camminare e a poco a poco si crea un tessuto sociale nuovo: si rinsaldano i
rapporti, ci si conosce ed apprezza meglio, si superano alcuni rancori di
vecchia data. Nel condominio, per la strada, in chiesa ci si comincia a sentire
più parte di un tutto, e si cominciano a vedere anche frutti di conversione nei
singoli. Nel frattempo i temi annuali sono diventati più corposi: la Bibbia, la
fede, la figura di Gesù.
Il cammino
comunitario prosegue con la tappa del Sinodo parrocchiale: ora tutto il popolo
è chiamato a scegliere comunitariamente Cristo. Questo vuol dire in concreto
individuare le situazioni del quartiere in cui si vuole intervenire, un impegno
fattivo di tanti inerente i bisogni della gente, cominciare a trovare strade
per dare una risposta ai perché del nostra società moderna, alle scelte
spesso non capite e non condivise che essa ci impone, che
implica lo stile vita di tutti i giorni.
Dopo il
Sinodo, si passa a temi ancora più approfonditi e “difficili”: l'essere popolo
di Dio, i Sacramenti; fino al momento in cui si approfondisce come popolo il
significato dell'Eucarestia, e si celebra il Congresso Eucaristico
parrocchiale. A questo punto la sensibilità della gente è cresciuta abbastanza
da farsi carico di molti aspetti e problematiche della vita parrocchiale, e si
può ricominciare, avendo però ormai da tempo lasciata alle spalle la divisione
tra “vicini” e “lontani”.
Non è un
cammino facile, per un fatto essenzialmente sociologico. Infatti, non si tratta
di convocare un piccolo gruppo di persone e, nell'intimità di riunioni e
momenti di preghiera, fargli fare una profonda esperienza di spiritualità.
Esperienze così intense sono possibili solo con numeri ristretti, e per forza
di cose rimangono “esclusive” di una minoranza. Si tratta invece di camminare
con un popolo intero, con una massa di adulti diversi tra loro, come si è detto,
più o meno sensibili, più o meno avvezzi alle cose spirituali, più o meno
inclini al dialogo ed al confronto; forse molto immersi nelle cose materiali
che ritengono prioritarie. Occorre perciò incamminarsi cambiando prospettiva, e
questo vuol dire preferire che tutta la comunità nel suo insieme riesca a fare
un piccolo passo, piuttosto che pochi individui facciano un gran balzo in
avanti, ma lasciando indietro tutti gli altri, come “pecore senza pastore”.
Spesso è un grande cambiamento di mentalità.
Il dato
positivo riscontrato nelle comunità che hanno provato questa strada è proprio
questo: una crescita collettiva del popolo, delle persone; il considerare la
parrocchia un'entità conosciuta, la Chiesa un qualcosa di meno astratto e più
vicino. A questo si aggiunge il valore di camminare insieme ad altre comunità
parrocchiali vicine, che hanno intrapreso la stessa strada e con cui ci sono
frequenti scambi e confronti. La parrocchia così finisce per radicarsi molto
nel territorio, e per essere riconosciuta soggetto attivo, che ha molto da dire
sull’oggi, sui bisogni e sul futuro della gente, sull’edificazione di un “mondo
migliore”.
Fonte
Bibliografica
J.B.Cappellaro,G.Moro,G.Liut,F.Cossu Da
massa a popolo di Dio 2° ediz., Cittadella, Assisi 1994
J.B.Cappellaro Catecumenato
di popolo Cittadella, Assisi 1993