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giovedì 29 luglio 2010

Dedicata agli ultimi ministri delle finanze.




  Un contadino aveva fatto studiare il proprio figlio e quando quest’ultimo ebbe preso al licenza tornò a casa per mettere a frutto quanto appreso.
  Il figlio ansioso di dimostrare la sua bravura convocò il padre e con voce solenne disse” A scuola mi hanno insegnato che per avere dei risparmi bisogna evitare gli sprechi, diminuendo le spese e aumentando le entrate; per cui caro babbo dimmi quali sono le nostre entrate e come amministri le finanze di casa”.
  Il buon uomo rispose: “Vedi figliuolo la nostra è una vita dura, da sempre ci accontentiamo, la maggiore voce di spesa sono gli alimenti per noi e per l’asino che ci aiuta nel lavoro dei campi, il poco che ci rimane lo spendiamo per qualche vestito, per te, per accantonare due soldi per   imprevisti e vecchiaia e per il giorno che ti vorrai sposare”.
  Il ragazzo rimase un po’ interdetto, ma ripresosi e volendo comunque contribuire al riassetto delle finanze famigliari, studiò come limare a destra e manca le spese, far aumentare gli introiti e dimostrare che, studiando il tutto a tavolino e con un po’ di bravura, era possibile riformulare ed ottimizzare il bilancio famigliare.
  Dopo due giorni di attenta analisi sentenziò “Padre per diminuire le spese inizieremo col dar da mangiare meno fieno all’asinello e vedrai che lui poco per volta si abituerà alla sua razione e noi risparmieremo più soldini”.
  Il padre ebbe da obbiettare, sottolineando al figlio che dando meno fieno al somaro questi poteva avere meno forze per i lavori nei campi, ma per non contrariare il figlio economista acconsentì.
  La povera bestia sulle prime e suo malgrado si abituò a razioni sempre più scarse, essendo di robusta costituzione e come si suol dire “facendo di necessità virtù”, non diede cenni di cedimento, compensando con grandi bevute di acqua le minori entrate di fieno e i gorgoglii dello stomaco.
  Da parte sua Il figlio orgoglioso del suo successo volle migliorare la sua teoria, diminuendo sempre più la razione spettante all’asino alla fine di ogni giornata di duro lavoro.
   L’esperimento finanziario si protrasse sino a presentare per pasto, alla povera bestia, un pugnetto striminzito di fieno.
  Inoltre vanto e orgoglio del giovanotto era che, grazie alla sua teoria, l’animale aveva una linea invidiabile e non più quell’orrenda pancia gonfia ed ingombrante tipica di tutti i componenti della sua razza.
Digiuna e lavora oggi, digiuna e lavora domani, alla fine la povera bestiola morì di stenti e di fame.


  Da diversi anni sento promettere dai nostri governanti politiche, impegni ed aiuti a sostegno del settore dell’artigianato, della piccola e media impresa, essendo dati alla mano,  il settore trainante e vitale della nostra economia.
  Da diversi anni al di là delle parole, il settore dell’artigianato della piccola e media impresa è sempre più oberato da tasse, balzelli, difficoltà con il settore creditizio/bancario e con i vari enti statali che tranquillamente aumentano i loro “premi” con continui ritocchi e richieste a loro favore, per poter sanare a loro dire il loro bilancio.
  Domanda: non è che i vari ministri abbiano anch’essi studiato alla scuola presso la quale si era diplomato il figlio del nostro contadino.
   Un particolare ringraziamento va all’autore del Dlgs78 - 2010 art. 25, a chi ha ideato e partorito la detrazione del 10% applicata direttamente alla fonte da banche e uffici postali sui bonifici bancari corrisposti alle imprese, detrazione che va a sommarsi al già presente prelievo forzato del 4%.
   La detrazione è applicata sui versamenti a mezzo bonifico a saldo per lavori di ristrutturazione edile eseguiti e di cui, “la committenza”, usufruisce dello sgravio fiscale del 36% o del 55% per le opere di risparmio energetico.
Questo scempio che sottrae liquidità alle imprese e le obbligherà all’indebitamento o alla chiusura, è stato giustificato per “ motivi di rintracciabilità dei pagamenti fatti tramite BONIFICI BANCARI O POSTALI”, pagamenti che dovremmo concludere attualmente sono anonimi.
   L’utile di impresa si è ridotto dal 5% al 8% salvo imprevisti peggiorativi sempre più frequenti, uniti alla difficoltà di incassare quanto  spettante.
   Faremo inevitabilmente la fine immeritata del somaro sopra descritto o impareremo tutti a lavorare “nostro malgrado in nero”.


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