SUPERSTIZIONE
Ciascuno di noi ha un lato superstizioso perché in ognuno di noi sopravvive quello strato più arcaico e meno difeso dalle razionalizzazioni della cultura avanti al mistero della vita che ci vive dentro.
Superstizione è un termine che ci porta immediatamente a contatto con il passato. La parola infatti nasce dal latino composto di "super" (sopra) e "stare" (stare).
Stare sopra.
Donde "superstes" inteso come ciò che ancora sopravvive del passato.
Ancora: la parola ha a che fare con ciò che sopravvive di "non ancora regolato dalla cultura e dalle religioni superiori, ufficiali e dominanti. Da queste istituzioni la superstizione è ritenuta frutto di errore e d'ignoranza, di convinzioni e di istituzioni inferiori e sorpassate"
C'è da rilevare che il superstizioso vero non crede di essere tale: ovviamente per lui la credenza o pratica superstiziosa è cosa valida. E' solo dall'esterno, per chi osserva, che la cosa può mostrarsi o essere giudicata come superstizione.
Esistono superstizioni come credenze che hanno a che fare con situazioni da evitare: è superstizione credere che essere in 13 a tavola porti sfortuna, così come partire di venerdì 17 ecc.
Penso che tutte le credenze legate alla sfortuna da non evocare siano sempre connesse all'origine con qualche evento reale, quando non siano di origine religiosa. Per esempio un venerdì 17 di parecchi secoli fa, nel Trecento, è diventato un giorno di sfortuna perché è stato dato da Filippo il Bello e contemporaneamente in tutta la Francia l'ordine di uccidere tutti i Templari, Ordine di origine sacro-cavalleresco trasformatosi poi in una sorta di banca (per potersi appropriare dei loro beni ed estinguere drasticamente i debiti dello stato verso questo Ordine).
Penso che tutte le credenze legate alla sfortuna da non evocare siano sempre connesse all'origine con qualche evento reale, quando non siano di origine religiosa. Per esempio un venerdì 17 di parecchi secoli fa, nel Trecento, è diventato un giorno di sfortuna perché è stato dato da Filippo il Bello e contemporaneamente in tutta la Francia l'ordine di uccidere tutti i Templari, Ordine di origine sacro-cavalleresco trasformatosi poi in una sorta di banca (per potersi appropriare dei loro beni ed estinguere drasticamente i debiti dello stato verso questo Ordine).
Il tredici a tavola porterebbe male perché nell'ultima cena il tredicesimo era Cristo che finì crocifisso.
Esistono superstizioni come credenza e pratica religiosa con valore di antidoto contro un accadimento negativo già avvenuto: gettarsi il sale dietro le spalle quando è caduto l'olio, la "sperlingueia" genovese: aggiungere acqua e olio per togliere il malocchio ai bambini versando il contenuto sulla testa.
Esistono superstizioni come credenza e pratica religiosa con valore di antidoto contro un accadimento negativo già avvenuto: gettarsi il sale dietro le spalle quando è caduto l'olio, la "sperlingueia" genovese: aggiungere acqua e olio per togliere il malocchio ai bambini versando il contenuto sulla testa.
Nel Sud si utilizza la stessa pratica per togliere il malocchio: se l'acqua e l'olio si sciolgono in tante goccioline contro ogni aspettativa razionale, ciò vuol dir che il rituale ha funzionato, se acqua ed olio restano con macchie troppo grandi distinte l'una dall'altra allora il malocchio non è stato tolto.
Aspettarsi sette anni di guai se si rompe uno specchio. L'uso del sale e dell'olio riguarda la preziosità di questi elementi offerti per questo in dono ad un rito pagano e religioso ad un tempo. L'uso di versare un po' di sale alle spalle pare sia collegato al "non girarsi indietro" ed alla trasgressione di Sara che si voltò indietro e diventò di sale. (Da questa storia nasce il modo di dire "rimase di sale").
Aspettarsi sette anni di guai se si rompe uno specchio. L'uso del sale e dell'olio riguarda la preziosità di questi elementi offerti per questo in dono ad un rito pagano e religioso ad un tempo. L'uso di versare un po' di sale alle spalle pare sia collegato al "non girarsi indietro" ed alla trasgressione di Sara che si voltò indietro e diventò di sale. (Da questa storia nasce il modo di dire "rimase di sale").
L'olio che cade indica trascuratezza rispetto ad un elemento tanto prezioso quanto importante nei riti religiosi, magici, oltre che come alimento e come unguento. Lo specchio è la "riflessione" della nostra immagine, simbolicamente della nostra identità. Se esso si rompe è come si rompesse in noi la capacità di vederci. Paura dunque della morte, dello svanimento, della vita-ombra (attinenza alla credenza sulla natura irriflessibile dei vampiri e dei morti viventi).
Il numero sette è un numero speciale: basta ricordare quante volte esso viene citato nella Bibbia per confermarlo come tale. In essa il sette è la base del concetto "tanto", "troppo", "infinitamente".
Da un punto di vista antropologico superstizione ha a che fare con il religioso, con il timore della divinità, con il tentativo di imbonirsela.
Da un punto di vista antropologico superstizione ha a che fare con il religioso, con il timore della divinità, con il tentativo di imbonirsela.
Da un punto di vista psicologico, essa è la risposta funzionale e ancora esistente all'ansia esistenziale e al potere distruttivo di forze incontrollabili (un aspetto dell'inconscio, del numinoso). La superstizione cerca, con modalità "superate", di esorcizzare l'angoscia del proprio limite umano e della propria fragilità.
Da un punto di vista storicistico, come già detto, superstizione è sopravvivenza di cose superate. Per il nascente Cristianesimo ogni ritualismo giudaico facilmente assumeva carattere di superstizione da cui le polemiche, nel Nuovo Testamento per esempio, rispetto all'osservanza rigorosa del sabato; ancor più apparirà come superstizione tutta la precedente religione pagana, in particolare nel suo aspetto "idolatrico" legato al culto di templi ed immagini.
In generale si può dire che la superstizione risponde ad esigenze che non trovano soddisfazione nell'ambito della religione dominante o della scienza dominante. La tendenza alla superstizione è tentativo di rispondere allo strapotere e all'arroganza di una intuita reale unilateralità della cultura ufficiale con valore di compensazione.
In generale si può dire che la superstizione risponde ad esigenze che non trovano soddisfazione nell'ambito della religione dominante o della scienza dominante. La tendenza alla superstizione è tentativo di rispondere allo strapotere e all'arroganza di una intuita reale unilateralità della cultura ufficiale con valore di compensazione.
La Chiesa combatte ogni forma di rituale extra-liturgico, di pratiche per fini illeciti e ogni rituale privato, compresa la magia che usa oggetti non benedetti come talismani. Tutto questo in contraddizione alla forzata accoglienza nella sua dottrina di pratiche troppo radicate nella coscienza popolare come quelle degli ex-voto, dei riti legati alla natura come certi riti campestri (processioni attorno al campo e riti per la pioggia), del denaro appeso al manto della Madonna in processione, ecc., troppo radicate, ripeto, per poter essere abolite autoritariamente dall'alto.
Da un punto di vista filosofico essa è pensiero immediato, nella sua configurazione di rappresentazione, opinione, credenza. Il pensiero nelle sue fasi più primitive ha bisogno di rappresentarsi a se stesso in immagini e gesti.
Da un punto di vista filosofico essa è pensiero immediato, nella sua configurazione di rappresentazione, opinione, credenza. Il pensiero nelle sue fasi più primitive ha bisogno di rappresentarsi a se stesso in immagini e gesti.
Possiamo facilmente constatare come a tutt'oggi sopravvivano superstizioni "animistiche" in cui l'universalità del pensiero vivente è colto ancora con immediatezza e con fanciullesca adesione a quella che viene avvertita come "Anima" del mondo. Un esempio è la credenza di geni, di spiriti, demonietti, fate, trolls che interverrebbero nelle nostre faccende spicciole e quotidiane ed ai quali occorrerebbe riservare un atteggiamento particolare; altri esempi sono quelli in cui domina l'orientamento magico (nelle fatture, nei riti di propiziazione per esempio, l'inaugurazione di una nuova casa, ecc., oppure l'attribuzione di particolari poteri a determinate persone: maghi, cartomanti, indovini, guaritori, ecc.).
Altre superstizioni, come quelle relative ai sogni, ai numeri speciali, a certe materie, emergono da filosofie e religioni alle quali in passato erano appartenute con diversa e più profonda elaborazione dei contenuti, partecipando di un tutto organico (Cabbala, Gnosi, Platonismo, Pitagorismo, ecc.).
Vi sono poi superstizioni di carattere "dottrinale" ovvero quelle che avevano una loro collocazione organica in una scienza di un certo tempo storico, per esempio certe credenze della medicina.
A questo proposito piace ricordare l'origine "superstiziosa" della scoperta dell'acido acetilsalicilico, ossia della moderna aspirina: pare che un medico tedesco di paese, sotto la spinta di dolori che i suoi pazienti denunciavano e contro cui, nessun rimedio a disposizione della farmacopea moderna poteva, prese in considerazione una pratica della vecchia nonna che curava acciacchi vari con un decotto a base di cenere di salice.
Vi sono poi superstizioni di carattere "dottrinale" ovvero quelle che avevano una loro collocazione organica in una scienza di un certo tempo storico, per esempio certe credenze della medicina.
A questo proposito piace ricordare l'origine "superstiziosa" della scoperta dell'acido acetilsalicilico, ossia della moderna aspirina: pare che un medico tedesco di paese, sotto la spinta di dolori che i suoi pazienti denunciavano e contro cui, nessun rimedio a disposizione della farmacopea moderna poteva, prese in considerazione una pratica della vecchia nonna che curava acciacchi vari con un decotto a base di cenere di salice.
Fu la geniale ed umile scoperta del principio attivo di cui si appropriò poi un certo benestante Sig. Bayer ed il resto è cosa ancora attuale.
Anche la penicillina fu in fondo un'appropriazione indebita di una pratica degli indigeni amazzonici: un medico in missione in quei paesi, si ferì gravemente alla gamba. Rischiava cancrena e amputazione finché un indigeno non gli cosparse la ferita col fango della foresta "galleggiante" (spesso sommersa dalle acque). Quel medico non solo guarì in pochi giorni, ma ebbe modo di scoprire il principio attivo presente in quel fango: la penicillina.
Tornando alle attuali superstizioni, esse si lascerebbero distinguere per classe (o gruppo) dei cacciatori, degli attori (mai il viola in palcoscenico), dei pastori, dei contadini, dei giocatori, degli studenti: mai sentirsi dire "auguri" per l'esame ma "in bocca al lupo!"
Si evoca umilmente il limite e la possibile sconfitta affinché le forze soccorritrici non si sentano offese se chiamate in causa per fini personalistici e affinché si mostri loro, forze divine, l'atteggiamento di sacro e reverenziale timore tale per cui il soccorso arrivi perché un rapporto di potere, anzi il rapporto di potere, quello tra uomo e dio, non è stato messo in discussione.
Ciascuno di noi ha un lato superstizioso perché in noi sopravvive quello strato più arcaico e meno difeso dalle razionalizzazioni della cultura avanti al mistero della vita.
Ciascuno di noi ha un lato superstizioso perché in noi sopravvive quello strato più arcaico e meno difeso dalle razionalizzazioni della cultura avanti al mistero della vita.
Superstizione è "atteggiamento pre-scientifico"; sotto questo aspetto si può concludere abbastanza serenamente che tutti siamo in balìa di atteggiamenti superstiziosi: quanti di noi saprebbero costruire una lampadina elettrica, quanti di noi saprebbero costruirsi una televisione, una macchina, quanti sanno il perché tecnico della risposta che arriva dall'altro capo del filo telefonico quando si sia digitata una certa "cifra"?
Siamo in un mondo sempre più tecnico, con un sapere sempre più specializzato che arricchisce il nostro inconscio (per chi lo coglie, junghianamente, come inconscio collettivo anche in evoluzione), ma con una coscienza che annega nell'ancestrale magia donde derivano atteggiamenti e comportamenti magici-superstiziosi nei singoli momenti in cui interagiamo con la nostra vita tecnologica.
E' questa la "superstizione" di ritorno. Siamo sempre più in ritardo perenne e "fuori - tempo" rispetto alle costanti crescite ad accelerazione esponenziale dei cambiamenti scientifici e tecnologici. Sempre in perenne rincorsa a cogliere l'essenza della vita odierna per non rimanerne fuori ma poiché il ritardo si accumula, per noi comuni mortali non resta che arrenderci alla nostra forma "superstite" e per necessità ontologica siamo "superstiziosi in forma moderna".
In un prossimo futuro molte nostre attuali credenze saranno motivo di "potenziale superstizione".
Spesso la superstizione ha a che fa con la magia e con l'effetto placebo: si dice che la pratica ha funzionato.
E' un terreno sfruttabile anche in psicoterapia: è l'aspetto sciamanico della psicoterapia e della psicoanalisi; può avere a che fare con il cosiddetto imbroglio terapeutico.
E' questa la "superstizione" di ritorno. Siamo sempre più in ritardo perenne e "fuori - tempo" rispetto alle costanti crescite ad accelerazione esponenziale dei cambiamenti scientifici e tecnologici. Sempre in perenne rincorsa a cogliere l'essenza della vita odierna per non rimanerne fuori ma poiché il ritardo si accumula, per noi comuni mortali non resta che arrenderci alla nostra forma "superstite" e per necessità ontologica siamo "superstiziosi in forma moderna".
In un prossimo futuro molte nostre attuali credenze saranno motivo di "potenziale superstizione".
Spesso la superstizione ha a che fa con la magia e con l'effetto placebo: si dice che la pratica ha funzionato.
E' un terreno sfruttabile anche in psicoterapia: è l'aspetto sciamanico della psicoterapia e della psicoanalisi; può avere a che fare con il cosiddetto imbroglio terapeutico.
Un chiaro esempio è incarnato da Alejandro Jodoroswky il quale, oltre ad essere sceneggiatore di fumetti, ottimo regista (El Topo, La Montagna Sacra , Santo Sangre) è ed ama autodefinirsi "psicomago".
Da vera persona geniale, Jodoroswky, figlio di terre cilene in cui la mentalità popolare è intrisa di credenze magiche e superstiziose, si avvale di questo modo indigeno di pensare a malattia e a guarigione (spiriti maligni, santeria, esorcismi, ecc.) per indurre guarigione e benessere attraverso l'uso consapevole delle pratiche popolari piuttosto che calando dall'alto un linguaggio straniero, razionale ed incomprensibile, dunque votato alla inefficacia.
Da vera persona geniale, Jodoroswky, figlio di terre cilene in cui la mentalità popolare è intrisa di credenze magiche e superstiziose, si avvale di questo modo indigeno di pensare a malattia e a guarigione (spiriti maligni, santeria, esorcismi, ecc.) per indurre guarigione e benessere attraverso l'uso consapevole delle pratiche popolari piuttosto che calando dall'alto un linguaggio straniero, razionale ed incomprensibile, dunque votato alla inefficacia.
La sua consapevolezza gli permette di avvalersi del linguaggio e dei rituali popolari del posto che egli conosce bene partendo dal presupposto che qualsiasimedium può essere efficace purché il vero bisogno venga ascoltato dal "terapeuta" o "uomo-medicina". Ed egli stesso si sente in più autentico contatto con i suoi interlocutori pazienti abbandonando la sicumera di certa psicoanalisi.
Potremmo inoltre affermare che esiste una superstizione attivizzante, dunque affermativa, ed una superstizione fatalizzante e passivizzante, dunque negativa.
Potremmo inoltre affermare che esiste una superstizione attivizzante, dunque affermativa, ed una superstizione fatalizzante e passivizzante, dunque negativa.
Farsi fare il rito delle pietre vaticinanti, delle carte, ecc. è curiosità che spinge a fare, a chiedere per esempio come sarà il futuro.Non vestirsi di viola sul palcoscenico, non passare sotto le scale, deviare strada se la nostra viene attraversata dal gatto nero, ecc., sono superstizioni passivizzanti che costringono a "non fare" questo o quello.
Distinguerei dunque tra rituali magici-superstiziosi che servono per ottenere qualcosa e la vera superstizione (sempre negativa) perché associata al tabù, al non poter fare oppure associata all'evitamento di un evento (che non accada la tal cosa, la tal altra).
Entrambi possono essere strumentalizzati a scopi commerciali e qui il discorso si estenderebbe fino a comprendere un sacco di oggetti, di uso personale e non, che finiscono per noi con l'assumere un valore magico e superstizioso e su queste nostre subliminari debolezze buona parte del sistema produttivo ci marcia.
Entrambi possono essere strumentalizzati a scopi commerciali e qui il discorso si estenderebbe fino a comprendere un sacco di oggetti, di uso personale e non, che finiscono per noi con l'assumere un valore magico e superstizioso e su queste nostre subliminari debolezze buona parte del sistema produttivo ci marcia.
Il sistema produttivo tende sempre a favorire la sopravvivenza, o la riesumazione, in noi e negli altri, di una psiche più primitiva e "buzzurra" di quanto spesso in realtà essa, di suo, non sia. Così siamo tutti più manovrabili.
Spesso siamo superstiziosi nei confronti del pensiero: certe cose bisogna tenerle distanti dalla coscienza, non vanno pensate perché, se pensate, sono evocate, e se evocate arrivano!
Qui c'è da considerare la solita grande convivenza tra lati contrari di una sola grande forza: la parola.
Si può percepire, così, a livello superstizioso il suo potere: ciò che non vogliamo che capiti non deve nemmeno essere pronunciato pena l'evocazione di misteriose forze del male (non devo pensare che possa succedere qualcosa a un amato perché se no è più facile che questa cosa accada, non devo sentirmi troppo felice perché si svegliano gli dei, si risveglia la loro antica invidia verso noi umani, ecc.)
Qui c'è da considerare la solita grande convivenza tra lati contrari di una sola grande forza: la parola.
Si può percepire, così, a livello superstizioso il suo potere: ciò che non vogliamo che capiti non deve nemmeno essere pronunciato pena l'evocazione di misteriose forze del male (non devo pensare che possa succedere qualcosa a un amato perché se no è più facile che questa cosa accada, non devo sentirmi troppo felice perché si svegliano gli dei, si risveglia la loro antica invidia verso noi umani, ecc.)
Ma è pur vero che questo potere appartiene davvero al pensiero: anche il pensiero immediato di una persona a mio parere superstiziosa sa di se stesso come arma potente (non a caso Dio e Verbo sono uniti). Sa che pensare, evocare, provocare sono verbi sovrapponibili e quanto più si crede al Puro pensiero (e ricordando l'origine religiosa della superstizione possiamo capire che il superstizioso intende inconsciamente il potere del Puro Pensiero), tanto più basta solo "pensare affinché il pensato accada":
"accade dunque ciò che noi pensiamo!"
Questo è un secondo modo di riconoscere più riflessivamente, più consapevolmente, che la fede,
dunque il miracolo che può derivarne, la pratica magico-religiosa, la paura di pensare "cose cattive" nel mondo o in noi (o volerle anche realizzare come nella magia nera) ecc., sono tutte derivazioni di quell'unica realtà che vive dentro di noi ed in tutto l'universo: la materia è pensiero, è parola.
Il pensiero è sangue vivo. Non appartiene dunque al mondo della superstizione l'orrore della male-dizione (dire male, pensare male, fare Verbo negativo) e la bontà della bene-dizione (dire bene, pensare bene, fare Verbo affermativo.)
Il pensiero è sangue vivo. Non appartiene dunque al mondo della superstizione l'orrore della male-dizione (dire male, pensare male, fare Verbo negativo) e la bontà della bene-dizione (dire bene, pensare bene, fare Verbo affermativo.)
Si può concludere che, affermata la necessità di liberarsi dalla superstizione possibile per non essere in balìa dei fantasmi del passato e per far evolvere il nostro spirito, resta il fatto che tutto ciò che è inteso come mezzo per bene-dire fa il bene perché tende all'unione e all'armonia; viceversa, tutto ciò che è mezzo (ad ogni livello) inteso per male-dire, fa il male perché alimenta frantumazione e contrapposizione.
Ciascuno di noi va soggetto ad entrambi i modi di pensare ma ciascuno di noi, riflettendo sulle conseguenze reali, concrete che il suo pensiero induce (meglio:le conseguenze non sono altro che manifestazione del pensiero negativo, male-detto o bene-detto), può impegnarsi coscientemente per l'uno o l'altro lato, alimentando in sé una palestra di mal-pensare o di ben-pensare.
Ada Cortese