La crisi delle imprese edili nella prov. di Imperia.
Si legge da più parti della grave crisi che attanaglia il settore edile. E’ innegabile e nessuno si sognerebbe di affermare il contrario, ma è altrettanto innegabile che le problematiche tanto sbandierate, se veramente vogliamo essere sinceri, non corrispondono alla reale situazione in provincia ( basti analizzare i dati pubblicati sul sito della Cassa Edile). E ‘ in crisi un settore degli edili che ha privilegiato e orientato la sua attività di intervento unicamente con le amministrazioni pubbliche, è in crisi un settore edile che ha sempre e solo fondato la sua attività di intervento con l’acquisizione di appalti e bandi comunali, è in crisi una piccolissima parte di imprese (spesso anche appartenenti al settore dell’artigianato, ma che hanno svolto solamente la loro attività in sub-appalti legate unicamente alle imprese edili di cui sopra). Certo la crisi c’è ed è sotto gli occhi di tutti e tutti, anche le imprese, ( soprattutto quelle del restante settore dell’artigianato ) hanno e ricordano di aver vissuto tempi migliori, anche il semplice cittadino, la casalinga, il pensionato, la mitica signora Maria si rende conto della situazione di disagio in cui è costretta a convivere quotidianamente nonostante i proclami dei nostri governati “ tutto và bene, la crisi è alle spalle, noi non siamo la Grecia, ecc.”. Di chi è la colpa? Della globalizzazione, dell’essere in Europa, del governo, degli speculatori internazionali? Non essendo un esperto in materia ma un semplice cittadino, lascio queste valutazioni e risposte a chi di dovere. Ma ritornando al comparto degli edili. Forse è in crisi quel settore che nei corridoi o dal barbiere o nei bar veniva propriamente o impropriamente definito dei soliti noti? Quel settore che per anni ha sempre dominato la piazza? Quel settore dei soliti noti e affini che a turno si aggiudicavano i vari appalti? Difficile da smentire che sui vari cartelli posti nei cantieri edili pubblici i nominativi dei vari assegnatari erano e sono sempre gli stessi. Difficile spiegare come mai oltre a loro ( i soliti noti), rarissimamente altre imprese edili siano in grado di aggiudicarsi un appalto da un’amministrazione comunale anche solo per caso.
Vi è poi un altro comparto edile, un comparto che ha sempre e solo lavorato investendo e rischiando per lavorare del suo, rivolgendosi ad una clientela non pubblica dove ogni accesso gli era precluso, ma a quella clientela cosiddetta privata che è molto più esigente delle amministrazione pubbliche, quella clientela che se non esegui correttamente il lavoro che ti è stato commissionato non ti paga e pretende prima di pagarti che il lavoro commissionato le sia rifatto a regola d’arte ( pensate se fosse successo così anche per marciapiedi di via Martiri, per il primo tratto di corso Matteotti, per le facciate dell’ istituto Pascoli, per l’auditorium Franco Alfano, e quanto e quanti altri nomi si potrebbero aggiungere a questo elenco ( si farebbe prima certamente a elencare i lavori definibili “ben fatti” per le nostre amministrazioni pubbliche).
Ma ritornando alle nostre imprese, quelle che non vivono su appalti con il settore pubblico, spesso piccole ma efficienti, spesso dimenticate ( sia nei tempi di vacche grasse, che in quelli di vacche magre) abituate a fare da sé, spesso in grado di riciclarsi ampliando l’offerta e la varietà dei servizi resi, spesso qualitativamente al top della professionalità, ( mentre venivano ultimati i marciapiedi di via Martiri un passante commentava “ se le piastrelle fossero state messe dall’aiuto manovale del mio muratore il risultato finale sarebbe stato senz’altro migliore”; abituate, queste piccole imprese a non piangere in attesa che l’amministrazione o qualche “santo protettore” le risolva i problemi ( magari a danno e scatipo dei cittadini?) ma, queste piccole imprese, abituate a rimboccarsi le maniche, a sentirsi negare dalle banche qualsiasi aiuto finanziario, anche loro sono in crisi, anche loro hanno bisogno di aiuti concreti, anche loro ( il 75% ed oltre delle imprese operanti sul nostro territorio) vorrebbero che qualcuno si occupasse dei loro problemi.
Speriamo che ciò avvenga, speriamo che una volta tanto non siano presi in esame solo i problemi dei “soliti noti”, speriamo che Confindustria e Confartigianato sempre solerti a promuovere campagne di sensibilizzazione per i “poveri soliti noti di cui sopra”, magari una volta soltanto si interessino anche dei problemi della stragrande maggioranza degli edili in provincia.
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