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sabato 8 ottobre 2011

Per una proposta di pastorale dei giovani degli anni del post cresima, delle scuole superiori e dei giovani del mondo del lavoro.

Per una proposta di pastorale dei giovani degli anni del post cresima, delle scuole superiori e dei giovani del mondo del lavoro.







Taluni animatori parrocchiali ritengono che sia necessario ed urgente cambiare qualcosa nella pastorale giovanile parrocchiale. Alcune proposte possono essere formulate seguendo queste linee: formare un ”movimento” giovanile parrocchiale dotarlo di un più grande legame interparrocchiale e diocesano, puntare alla progressiva acquisizione di un modo cristiano di pensare e di vivere in un confronto aperto con la cultura di oggi nella scuola che frequentano e nella città in cui vivono, diventare capaci di dare risposte concrete sulle proprie convinzioni di fede.


- Come raggiungere questo? Anzitutto con una mentalità nuova da parte di tutti coloro che in parrocchia vivono ed interagiscono con i giovani. Si chiede ad essi di essere giovani ed ai giovani un minimo di maturità affettiva ed ecclesiale, ad entrambi un’apertura mentale per proporre una forte identità cristiana del proprio essere prima dell’agire, la pazienza e il rispetto dei tempi e della fragilità del giovane da una parte, dall’altra la capacità per mettersi in relazione, in ascolto preventivo, confrontando generazioni ed esigenze diverse; entrambi dovranno fare esperienza concreta della necessità che gli uni hanno degli altri, scoprendosi bisognosi e donatori vicendevoli di un’unica sola realtà: “L’essere in Cristo credibili e credenti in una Comunità Chiesa che nel mondo incarna, si converte e propone la buona novella evangelica ”.


Da una nuova mentalità potrà nascere un progetto educativo unitario condiviso mettendo insieme le urgenze pastorali, le esperienze più fruttuose, le situazioni concrete nate dalla nostra esperienza di questi anni, quanto il progetto Nip ci ha abituato a proporre, insegnato a utilizzare come metodo di crescita e di caparbio sforzo di cammino collettivo. Si dovrebbe arrivare a fissare insieme almeno una bozza dell’itinerario educativo parrocchiale evitando la classificazione e la distinzione tra “chi insegna e chi apprende”, esaminando le possibili interazioni con la scuola e la vita della città, la vita con la Diocesi, i grandi appuntamenti nazionali ed internazionali Non dovrebbe mancare un respiro ecumenico e missionario tipico della nostra esperienza (NIP).


Per realizzare questo progetto serve un referente unico che sia in grado di formare un’equipe coesa che perennemente dialoghi con la comunità ed i giovani, che in comunione costante con i presbiteri custodisca il progetto unitario condiviso, che faccia da incoraggiamento e sostegno per tutti i responsabili pastorali e i giovani.


Individuato il referente unico (punto di riferimento) e formato il gruppo “l’equipe di animatori giovanile” entrambi dovrebbero progressivamente imparare ad essere capaci di mettersi al servizio di tutti i giovani in profonda sintonia tra loro, divenendo i loro referenti perché li conoscono, li cercano, li incontrano personalmente e periodicamente, sono vicini a loro nei momenti belli e difficili della vita, della crescita, partecipano confrontandosi, ai momenti di elaborazione del progetto pastorale .


Sono questi i compiti e gli obbiettivi più urgenti, più delicati, più impegnativi specie nel primo anno di cammino.


Tutti i giovani saranno sempre invitati ad essere protagonisti attivi nel “gruppo” relazionandosi tra loro alla pari, come “compagnia di amici affidabili “. Essi decidono il volto giovanile della parrocchia e sono il biglietto da visita per quanti vivono ai margini. I giovani universitari che in varie occasioni desiderano unirsi a loro lo faranno nel rispetto dei loro programmi e del loro stile, così i genitori ed tutti i collaboratori che desiderano dare un aiuto facendo da ponte tra i giovani e l’intera comunità.


Per quanto riguarda i servizi che i giovani in formazione desiderano fare va assolutamente studiato e attuato con le loro scelte ed esigenze; scelte ed esigenze come parte primaria e qualificante del percorso educativo e non con trattative personali o progetti personali tendenti a realizzare schemi mentalità di azione e desideri di attuazione degli adulti.


Il tutto si intende sia sostenuto con una costante verifica e confronto dei formatori tra loro, tra loro e i presbiteri, tra loro e la comunità parrocchiale. Il loro cammino con i giovani deve sempre qualificarsi alla proposta e mai all’imposizione; la crescita e le scelte devono essere capite, assunte, volute responsabilmente e condivise, non devono mai cadere dall’alto o essere imposte, devono essere scelte rivolte non solo dell’immediato ma capaci di creare le basi per una formazione/crescita/cammino di lungo periodo.






……..sapete che nelle corse allo stadio tutti corrono, ma uno solo conquista il premio? Io dunque corro, ma non come chi è senza mèta; faccio il pugilato, ma non come chi batte inutilmente l'aria. (1 Cor 9,24)






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