Movimento
per un Mondo Migliore
“LA PARROCCHIA REALTA’ E COSCIENZA
DELLA CHIESA”
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La
parrocchia è la comunità dei fedeli che rende visibile la missione della
Chiesa in un determinato territorio: essa è una articolazione della Chiesa
diocesesana,Il territorio e luogo in
cui si rende presente la comunità dei credenti animata dallo Spirito di Gesù,
radicata nella parola e plasmata dall'Eucaristia. In questo territorio - che
è ben più che la somma degli spazi - lo Spirito del Signore ha scritto e
scrive la storia... la storia di ognuno... la storia della Chiesa.
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LA
PARROCCHIA NELLA COSCIENZA DELLA CHIESA
1. La parrocchia rappresenta tuttora la
fondamentale articolazione della Chiesa particolare e del suo ministero
pastorale ordinario. Il Concilio Vaticano II e il Codice di diritto canonico
ne offrono una descrizione che si può esprimere in questi termini: la
parrocchia è una comunità di fedeli solitamente territoriale, nell'ambito
della diocesi, presieduta dal parroco. Essa "localmente... rende
presente in qualche modo la Chiesa visibile stabilita su tutta la terra"
ed è soggetto attivo della missione della Chiesa stessa. Tali principi sono
riproposti dal magistero del Papa e dei vescovi.
2.
Gli elementi contenuti nella suddetta descrizione orientano il pensiero e
l'azione pastorale della Chiesa, che considera la parrocchia come forma
privilegiata della sua presenza e quindi come particolarmente adatta a
disegnare il volto popolare della comunità cristiana. La parrocchia deve
continuare ad essere, anche nelle mutate condizioni socio-civili, la forma
principale di presenza della missione della Chiesa per la vita della gente.
LA PARROCCHIA COME FIGURA DI CHIESA
1.
La rinnovata scelta pastorale della parrocchia da parte della Chiesa si fonda
sul fatto che essa realizza un'autentica figura di Chiesa. La parrocchia,
infatti, è la comunità dei fedeli che rende visibile la missione della Chiesa
in un determinato territorio: essa è un'articolazione pastorale della Chiesa
diocesana.
2.
In quanto figura di Chiesa, la parrocchia, già per il fatto che il suo ambito
di aggregazione è la comunità di vicinato, può diventare segno di comunione.
Il territorio è il luogo in cui si rende presente la comunità dei credenti
animata dallo Spirito di Gesù, radicata nella Parola e plasmata
dall'Eucaristia. Nasce da qui il privilegio della parrocchia a valere come
realtà di Chiesa. Essa è il luogo della pastorale ordinaria, nella quale la
fede può diventare accessibile a tutti e ad ogni condizione di esistenza.
Ciò
deriva intimamente dal suo essere "la Chiesa stessa che vive in mezzo
alle case dei suoi figli e delle sue figlie"e che "vive e opera
profondamente inserita nella società umana e intimamente solidale con le sue
aspirazioni e i suoi drammi", diventando "la casa aperta a tutti e
al servizio di tutti".
3.
Le linee del rinnovamento pastorale della parrocchia possono essere indicate
in tre direzioni complementari:
I.
la parrocchia luogo della pastorale ordinaria;
II.
la parrocchia luogo della corresponsabilità pastorale;
III.
la parrocchia luogo della dinamica missionaria.
I.
LA PARROCCHIA LUOGO DELLA PASTORALE ORDINARIA
LA
PARROCCHIA E LA FORMAZIONE DEL CRISTIANO ADULTO
1.
Il fatto che la parrocchia sia luogo ordinario della vita cristiana,
qualifica la sua azione pastorale come ordinaria, cioè come cura della
comunità e di tutte le persone, come attenzione a tutte le tappe
dell'esistenza e alle diverse forme della vita cristiana. La parrocchia È
luogo nel quale la fede può diventare accessibile a tutti entro le condizioni
della vita quotidiana. I diversi aspetti dell'esistenza (quali la
professione, il matrimonio, gli impegni personali, sociali e politici)
trovano nella vita della comunità parrocchiale il luogo in cui possono essere
interpretati e vissuti alla luce del Vangelo.
2.
Meta di questa azione pastorale ordinaria È la formazione del cristiano perché
diventi adulto nella fede, membro consapevole della comunità credente e
testimone del Vangelo nel mondo. La parrocchia, quindi, ha il compito
fondamentale di accompagnare la costante maturazione di ogni vocazione
specifica e valorizzare i carismi e i ministeri, coltivandone la
complementarietà nella comunità cristiana: l'immagine di Chiesa che la
parrocchia presenta deve promuovere sempre più una fraternità evangelica con
la variegata ricchezza delle vocazioni. Ciò comporta un profondo rinnovamento
nella pastorale e un'attenzione specifica alla formazione della comunità
degli adulti.
LA
PARROCCHIA LUOGO DELLA PASTORALE ORDINARIA
1.
La vita parrocchiale si esprime principalmente nella pastorale ordinaria,
cioè globale e integrale, e deve sostenere i momenti che accompagnano lo
scandirsi delle diverse fasi dell'esistenza cristiana. Il rinnovamento della
parrocchia intende riprendere creativamente la fiducia nel carattere
formativo dell'azione pastorale ordinaria, puntando a qualificare i gesti
della vita cristiana, le "occasioni" dell'esistenza, il
discernimento delle situazioni personali, il servizio della carità, ecc.
L'azione
pastorale ordinaria della parrocchia richiede riflessione e progettualità e
non va lasciata all'improvvisazione o alla abitudinarietà. Perciò occorre
saper scoprire e presentare chiaramente le priorità, le precedenze, le
gerarchie di valore, nella complessa e non sempre ordinata attività pastorale.
2.
L'azione pastorale ordinaria richiede una positiva attenzione, soprattutto
nella grande città, ai settori e agli ambienti che non sono normalmente
raggiunti dall'intervento delle parrocchie. L'impegno di altri soggetti
ecclesiali verso momenti consistenti della vita delle persone nei vari
ambienti non può, però, portare la parrocchia, proprio in quanto luogo e
soggetto di pastorale ordinaria, a ignorare questi ambiti di vita. Deve
esserci, invece, una sintonia d'intenti tra la parrocchia e gli altri soggetti
ecclesiali e un coordinamento della loro azione nell'unica missione della
Chiesa particolare.
3.
La pastorale ordinaria della parrocchia, espressa dalla totalità dei suoi
membri, non si ferma alla gestione dell'esistente, ma deve assumere oggi un
respiro veramente missionario, nella fiducia che l'ascolto della Parola e i
gesti della fede vissuti nello Spirito santo, hanno la capacità di
evangelizzare la vita delle persone, di plasmare la figura della comunità, di
sottrarre alla dispersione anche i quartieri più anonimi, di tessere una
trama di rapporti di prossimità, che, a partire dalla centralità
dell'Eucaristia, possono contribuire anche a delineare positivamente il volto
sociale e civile delle comunità.
IL
SIGNIFICATO DEL TERRITORIO
1.
Il territorio costituisce l'elemento proprio per il quale la parrocchia si
presenta come luogo di vita cristiana per tutti i fedeli e ambito di
pastorale ordinaria.
2.
Sono note le difficoltà di cui soffre la parrocchia territoriale nel nuovo
contesto civile urbano, caratterizzato dalla dislocazione degli spazi
esistenziali e in genere dalla facile mobilità che porta le persone a vivere
fuori parrocchia diversi momenti della loro vita quotidiana (lavoro, scuola,
tempo libero e festa, malattia e la stessa morte). Nonostante tali
difficoltà, la parrocchia, proprio a partire dalla sua stessa configurazione
territoriale, continua ad essere la comunità ecclesiale fondamentale e a
rispondere a una dimensione di servizio evangelico aperto a tutti.
3.
Per essere parte della comunità parrocchiale è sufficiente infatti
appartenere al territorio della parrocchia stessa e quindi non sono necessari
altri requisiti di tipo personale (come ad esempio questa o quella condizione
sociale, questa o quella spiritualità, questo o quel grado di istruzione). In
forza del suddetto principio, tutti i fedeli sono uguali di fronte alla
comunità; uguali non nelle qualità e nelle vocazioni, ma nella dignità e
nell'importanza. Per tale motivo, tutti fanno parte della stessa comunità
proprio come avviene per i figli di una sola famiglia. Il territorio, nel suo
valore umano, può essere il luogo concreto dove la libertà delle persone si
apre alla comunione che è suscitata dall'annuncio evangelico, ed È celebrata
e approfondita dalla liturgia.
4.
Il riferimento territoriale comporta e, di conseguenza, impegna a una uguale
attenzione pastorale verso tutti i fedeli, anzi verso tutte le persone che
abitano nel territorio della parrocchia, al di là delle differenze personali.
Pertanto, si deve evitare di considerare membri della parrocchia soltanto
alcuni fedeli, trascurandone altri
e di limitare l'azione pastorale ai soli praticanti. Al contrario la
pastorale parrocchiale deve avere uguale attenzione verso tutti, compresi i
non battezzati, e deve avere un'attenzione diversificata per ogni condizione
di vita.
5.
La territorialità della parrocchia ha come ulteriore conseguenza, che tutti i
fedeli vivano in vicinanza reciproca e quindi siano uniti in modo concreto e
visibile: proprio perché abitano nello stesso territorio i fedeli possono
stare insieme, conoscersi, coltivare la fraternità, attuare insieme la
missione della Chiesa. La vicinanza nel territorio facilita la celebrazione
dell'Eucaristia nello stesso luogo e ciò crea una rete di rapporti di prossimità,
che trovano appunto nella celebrazione liturgica, il proprio centro.
LA
PARROCCHIA LUOGO DELLA CORRESPONSABILITA' PASTORALE e SOGGETTO DELL'AZIONE PASTORALE
1.
L'azione pastorale della parrocchia ha come soggetto non il solo parroco, con
gli altri eventuali presbiteri, ma l'intera comunità, animata da vocazioni,
carismi e ministeri diversi e contrassegnata da un vivo senso della
corresponsabilità. Tale soggettività dell'intera comunità parrocchiale non
può limitarsi a essere un'affermazione astratta, ma deve tradursi in realtà
concreta in ciascuna parrocchia.
2.
Affinché la comunità parrocchiale sia effettivamente tale, e sia così possibile un'azione pastorale comune,
è necessario sviluppare in essa, con le iniziative più opportune (a livello
catechetico, di predicazione, di formazione personale), alcuni presupposti
quali:
-
una viva coscienza di appartenenza alla Chiesa come realtà di comunione e di
corresponsabilità,
- un'autentica
vita di carità,
- una
reale capacità di dialogo e di confronto,
- un'attenta
promozione delle diverse vocazioni e dei diversi ministeri,
- un
appassionato attaccamento alla propria comunità ecclesiale insieme a una
grande apertura alla cattolicità della Chiesa e alla sua missionarietà.
3.
Espressione oggettiva, segno e alimento della comunione che anima e fonda la
comunità visibile della parrocchia, è il progetto pastorale, alla cui
elaborazione e attuazione tutti e ciascuno sono chiamati, secondo i propri
carismi e ministeri, a portare il loro responsabile contributo.
4.
Un ruolo fondamentale per la realizzazione di una vera comunità parrocchiale,
capace di essere vero soggetto di pastorale, è quello del parroco: a lui,
come pastore proprio della parrocchia, è affidato il ministero della
presidenza, non come modalità esaustiva di tutta l'azione pastorale, ma come
compito di guida dell'intera comunità nella realizzazione di una comunione di
vocazioni, ministeri e carismi e nell'individuazione e nell'attuazione delle
linee del progetto pastorale.
5.
Fanno parte della comunità parrocchiale, e in essa devono attivamente
esprimersi, tutti i fedeli, compresi quelli che non esercitano uno specifico
ministero. Vanno conosciuti e valorizzati i loro carismi personali e anche
quelli delle aggregazioni ecclesiali in cui essi sono eventualmente inseriti,
come ricchezza per tutta la comunità parrocchiale.
6.
Particolare risalto va dato alla presenza in parrocchia di consacrati:
secondo la loro specifica vocazione e con i carismi che sono loro propri,
essi, anche se non svolgono direttamente un ministero parrocchiale, sono
parte dell'unica comunità parrocchiale e contribuiscono significativamente
alla sua crescita e alla sua azione pastorale.
7.
Strumento fondamentale per l'azione pastorale della comunità parrocchiale È
il consiglio pastorale, quale organismo che vede, con la presenza del
parroco, anche quella dei rappresentanti dell'intera parrocchia e si
qualifica come soggetto di programmazione dell'azione pastorale.
LA
COMUNITÀ VISIBILE E IL PROGETTO PASTORALE
1.
La parrocchia è una comunità visibile di credenti. La comunione deve tradursi
in un cammino pastorale unitario, perché la crescita personale e comunitaria
sia veramente al servizio della edificazione della Chiesa. La necessità che
la comunione si esprima anche ad un livello di visibilità e di convergenza
pastorale intende evitare la dispersione o l'egemonia di persone o gruppi
particolari e favorire la presenza e la crescita di tutti i fedeli con i
propri carismi.
E'
compito del presbiterio costruire l'unità dell'azione pastorale della
parrocchia così che le molteplici realtà (quali: oratorio, gruppi
parrocchiali, associazioni, movimenti) esprimano la medesima cura che la
comunità cristiana ha per i diversi soggetti.
2.
E' importante, sia per il parroco sia per la comunità, seguire criteri
oggettivi per l'azione pastorale. Ciò non significa che, a incominciare dallo
stesso parroco, ogni fedele non debba portare nella vita e nell'attività
della parrocchia tutta la ricchezza della propria personalità; questo però deve
avvenire in un'ottica di comunione e di fedeltà al Vangelo di Cristo e
all'insegnamento e alle scelte, anche di natura pastorale, della sua Chiesa,
evitando ogni forma di soggettivismo.
3.
Un'espressione della comunione pastorale, che diventa strumento di
oggettività per tutta la parrocchia È il progetto pastorale. Le linee
fondamentali del progetto pastorale di ogni parrocchia sono quelle disposte
dalla Chiesa universale e da quella diocesana, ma queste vanno precisate per
il cammino della concreta comunità parrocchiale ad opera, in particolare, del
parroco con il consiglio pastorale.
4.
Il progetto pastorale di ogni parrocchia deve interpretare i bisogni della
parrocchia, prevedere la qualità e il numero dei ministeri opportuni,
scegliere le mete possibili, privilegiare gli obiettivi urgenti, disporsi
alla revisione annuale del cammino fatto, mantenere la memoria dei passi già
compiuti. Esso È un punto di riferimento obiettivo per tutti, presbiteri,
diaconi, consacrati e laici; come pure per tutte le associazioni, i movimenti
e i gruppi operanti in parrocchia.
5.
Va tenuto, infine, presente che la precisazione dei criteri oggettivi di
conduzione della parrocchia favorisce la continuità della sua vita anche al
di là del cambiamento dei suoi stessi pastori.
I
MINISTRI ORDINATI NELLA PARROCCHIA
1.
Il parroco e gli altri presbiteri presenti in parrocchia costituiscono il
presbiterio parrocchiale. Esso deve essere luogo di vera fraternità
presbiterale, che deve esprimersi in una chiara testimonianza di comunione
per la comunità parrocchiale e in un'azione pastorale comune a favore degli
altri componenti della parrocchia e con la loro collaborazione (cf cost.
481).
2.
Il parroco, come pastore proprio della parrocchia, ha un ministero necessario
nella parrocchia: a lui spetta in particolare la responsabilità di far
crescere l'insieme della comunità come soggetto pastorale. Egli rappresenta
il ministero della presidenza del vescovo sotto la sua autorità entro
l'intera comunità dei fedeli e anche in seno al presbiterio parrocchiale. E'
l'uomo della comunione e ha la cura della comunità nel suo insieme. Egli
esercita la presidenza dell'assemblea, è a tutti accessibile, nei confronti
di tutti in debito del Vangelo. Questo compito obiettivo del suo ministero lo
espone ad alcuni rischi che possono essere evitati se tutta la comunità,
presbiteri, diaconi, consacrati e laici, si lascia condurre dal desiderio di
edificare la Chiesa.
3.
La cura del progetto pastorale, la buona presidenza della comunità e dei suoi
organi rappresentativi sono condizioni necessarie per il fecondo sviluppo
della comunità parrocchiale. Il servizio del parroco, e dei suoi
collaboratori, nella triplice funzione di insegnare, santificare, governare,
non può limitarsi alla comunità dei fedeli, ma deve essere rivolto, con
tensione missionaria, a tutti gli uomini e le donne del territorio affidato
alle loro cure, perché non manchi a nessuno l'annuncio del Vangelo e un segno
adeguato della vicinanza della Chiesa.
I
FEDELI LAICI NELLA PARROCCHIA
1.
Il luogo primario in cui la generalità dei fedeli laici è chiamata a prendere
coscienza della propria vocazione e della propria corresponsabilità
ecclesiale è la parrocchia. Essa costituisce spesso anche l'ambito in cui i
laici vivono la propria vocazione, assumono ministeri ecclesiali, si
impegnano in organismi di corresponsabilità.
2.
Ogni fedele laico va aiutato dalla comunità parrocchiale a scoprire la
propria vocazione e a valorizzare i doni ricevuti dal Signore, per essere
sempre più suo discepolo e testimone del Vangelo non solo nell'ambito della
parrocchia, ma anzitutto nelle condizioni e negli ambienti della vita
quotidiana (quali: famiglia, lavoro, scuola, impegno socio-politico). Vanno,
però, proposte a tutti i fedeli, soprattutto a coloro che offrono la propria
disponibilità, avendo scoperto in se stessi una chiamata da parte del
Signore, le forme di impegno ministeriale nell'azione pastorale, con cui si
costruisce la vita della comunità parrocchiale, senza mai dimenticare che la
partecipazione di tutti i fedeli, anche di coloro che non assumono uno
specifico ministero, si esprime anzitutto attraverso la testimonianza comune
della fede, della speranza e della carità.
3.
Nuove figure ministeriali e missionarie ridisegnano concretamente l'agire
della parrocchia: i ministri straordinari dell'Eucaristia, gli animatori
nelle celebrazioni liturgiche, i catechisti, gli educatori e gli animatori
dell'oratorio, le Caritas parrocchiali, l'Azione Cattolica, i gruppi
missionari e gli altri operatori pastorali, animano una multiforme presenza
della comunità cristiana che interviene capillarmente sul territorio. Occorre
valorizzare queste presenze, sottraendole all'improvvisazione, facendole
diventare in concreto figure esemplari per l'edificazione della comunità e
accessibili a tutti i fedeli.
4.
La presenza di aggregazioni ecclesiali va riconosciuta in linea di principio
come un dono autentico del Signore alla Chiesa del dopo Concilio. Una
presenza quindi che, anche a livello parrocchiale, va accolta con favore e
valorizzata per ciò che rappresenta, va sottoposta a discernimento, va
incoraggiata a essere di stimolo e di crescita alla comunione e alla dinamica
missionaria dell'intera comunità, evitando posizioni di isolamento, di
elitarismo o di pretesa esclusività. Va comunque rispettato il diritto che
scaturisce dal battesimo, ed è proprio di ogni fedele, "di seguire un
proprio metodo di vita spirituale conforme alla dottrina della Chiesa e il
diritto di scegliere una realtà aggregativa, quale forma per vivere la propria
partecipazione alla comunione e alla missione della Chiesa" Eventuali
difficoltà si comporranno, già nella stessa comunità parrocchiale, in uno
spirito di reale dialogo, sapendo che è necessario che le aggregazioni
laicali si mettano sempre più a servizio della comunità, se ne sentano parte
viva e ricerchino in ogni modo l'unità, anche pastorale, con la Chiesa particolare
e con la parrocchia.
I CONSACRATI NELLA PARROCCHIA
1.
La presenza di consacrati nella parrocchia illumina tutte le vocazioni cristiane
sul significato dei consigli evangelici, perché ogni cristiano viva in
pienezza il messaggio evangelico secondo la propria vocazione. I consacrati e
le consacrate presenti nella comunità edificano attraverso la testimonianza
della loro vocazione l'intera comunità e servono alla venuta del regno di Dio
collaborando all'azione pastorale, educativa e di carità. Essi vivano in un
rapporto di fraternità con i presbiteri, i diaconi e i laici, partecipino
alla progettazione del lavoro pastorale, favoriscano momenti comuni di
preghiera liturgica e contemplativa particolarmente con i presbiteri. La
comunità parrocchiale abbia cura di valorizzare e promuovere le vocazioni di
speciale consacrazione.
2.
La presenza di consacrati, in forma individuale o comunitaria, è
particolarmente preziosa in una parrocchia, quando essi assumono
esplicitamente dei ministeri nella pastorale parrocchiale e nei relativi
organismi di partecipazione. In questo caso, l'intera comunità parrocchiale
deve sapere valorizzare le specificità e le sensibilità che il carisma
proprio dei consacrati porta alle attività pastorali. A loro volta i
consacrati, nel rispetto della loro identità e dei ritmi della vita comune,
devono sentirsi parte della comunità parrocchiale, partecipando in pienezza
alla sua vita e alle sue iniziative.
IL
CONSIGLIO PASTORALE PARROCCHIALE
1.
Un momento significativo della partecipazione all'azione pastorale della
parrocchia si realizza anche mediante il "consigliare nella
Chiesa", in vista del comune discernimento per il servizio al Vangelo. Il
consigliare nella Chiesa non è facoltativo, ma è necessario per il cammino da
compiere e per le scelte pastorali da fare. Il consiglio pastorale
parrocchiale, nel suo settore e con la sua specificità, il consiglio
parrocchiale per gli affari economici, sono un ambito della collaborazione
tra presbiteri, diaconi, consacrati e laici e uno strumento tipicamente
ecclesiale, la cui natura è qualificata dal diritto-dovere di tutti i
battezzati alla partecipazione corresponsabile e dall'ecclesiologia di
comunione.
2.
Il consiglio pastorale, in una corretta visione ecclesiologica, ha un duplice
fondamentale significato: da una parte rappresenta l'immagine della
fraternità e della comunione dell'intera comunità parrocchiale di cui è espressione
in tutte le sue componenti, dall'altra costituisce lo strumento della
decisione comune pastorale, dove il ministero della presidenza, proprio del
parroco, e la corresponsabilità di tutti i fedeli devono trovare la loro
sintesi. Il consiglio pastorale è quindi realmente soggetto unitario delle
deliberazioni per la vita della comunità, sia pure con la presenza
diversificata del parroco e degli altri fedeli. E' quindi possibile definirlo
organo consultivo solo in termini analogici e solo se tale consultività viene
interpretata non secondo il linguaggio comune, ma nel giusto senso
ecclesiale. I fedeli, in ragione della loro incorporazione alla Chiesa, sono
abilitati a partecipare realmente, anzi a costruire giorno dopo giorno la comunità;
perciò il loro apporto è prezioso e necessario. Il parroco, che presiede il
consiglio e ne è parte, deve promuovere una sintesi armonica tra le
differenti posizioni, esercitando la sua funzione e responsabilità
ministeriale. L'eventuale non accettazione, da parte del parroco, di un
parere espresso a larga maggioranza dagli altri membri del consiglio potrà
avvenire solo in casi eccezionali e su questioni di rilievo pastorale, che
coinvolgono la coscienza del parroco e saranno spiegati al consiglio stesso.
Nel caso di forti divergenze di pareri, quando la questione in gioco non è
urgente, sarà bene rinviare la decisione ad un momento di più ampia
convergenza, invitando tutti ad una più matura e pacata riflessione; invece
nel caso di urgenza, sarà opportuno un appello all'autorità superiore, che
aiuti ad individuare la soluzione migliore.
3.
Un buon funzionamento del consiglio pastorale non può dipendere
esclusivamente dai meccanismi istituzionali, ma esige una coscienza
ecclesiale da parte dei suoi membri, uno stile di comunicazione fraterna e la
comune convergenza sul progetto pastorale. Una buona presidenza richiede al
parroco qualità come la disponibilità all'ascolto, la finezza nel
discernimento, la pazienza nella relazione. La cura per il bene comune della
Chiesa domanda a tutti l'attitudine al dialogo, l'argomentazione delle
proposte, la familiarità con il Vangelo e con la dottrina e la disciplina
ecclesiastica in genere. E' inoltre richiesta la necessità di una formazione
assidua per coltivare la sensibilità al lavoro pastorale comune e va
garantita la continuità, ma anche il ricambio, dei membri del consiglio.
4.
Il consiglio pastorale è obbligatorio per tutte le parrocchie della diocesi.
Criteri obiettivi di composizione, di rappresentanza e di funzionamento
pastorale sono precisati nell'apposito direttorio diocesano, tenendo conto
delle diverse tipologie di parrocchia presenti in diocesi. La durata del
consiglio pastorale è di cinque anni e la comunità parrocchiale favorisca in
ogni nuova composizione una intelligente e opportuna alternanza dei suoi
membri.
5.
Il consiglio, consapevole di non esaurire le possibilità di partecipazione
corresponsabile di tutti i battezzati alla vita della parrocchia, riconosca,
stimi e incoraggi le altre forme di collaborazione, in piena comunione con il
parroco, per la costruzione della comunità.
6.
Il consiglio pastorale si preoccupi di coinvolgere, ascoltare e informare
tutta la comunità cristiana a proposito delle principali questioni pastorali
inerenti la vita della parrocchia, ricercando gli strumenti più opportuni ed
efficaci, compresa l'assemblea generale parrocchiale che può essere
particolarmente utile in sede sia di progettazione sia di verifica.
IL
CONSIGLIO PARROCCHIALE PER GLI AFFARI ECONOMICI
1.
Il consiglio per gli affari economici È lo strumento di partecipazione per la
cura pastorale dei beni e delle attività parrocchiali. E' obbligatorio in
ogni parrocchia, come aiuto al parroco per la sua responsabilità
amministrativa ed è regolamentato dalle costituzioni sinodali che trattano
l'amministrazione della parrocchia (cf cost. 339), oltre che dall'apposito
regolamento diocesano.
2.
Tra il consiglio pastorale e il consiglio per gli affari economici vanno
mantenuti stretti rapporti. In particolare:
a)
un terzo dei suoi membri viene nominato su indicazione del consiglio
pastorale, mentre gli altri due terzi vengono nominati direttamente dal
parroco, sentiti gli altri presbiteri addetti alla parrocchia;
b)
in generale l'opera del consiglio per gli affari economici deve iscriversi
negli orientamenti tracciati dal consiglio pastorale, al quale renderà conto
mediante una relazione annuale sul bilancio;
c)
le scelte di natura economica che hanno un forte rilievo pastorale, la saggia
determinazione di quali beni siano necessari alla vita futura della comunità,
la decisione di alienare alcuni beni che fossero di aggravio per la loro
gestione, esigono di acquisire un parere previo del consiglio pastorale
parrocchiale.
3.
Il consiglio per gli affari economici è moralmente responsabile con il
parroco davanti alla comunità parrocchiale del corretto e puntuale
assolvimento di tutti gli adempimenti e delle obbligazioni che, per diritto
canonico o norma civile, sono poste a capo della parrocchia (cf costt.
322-355).
ORGANISMI
E COMMISSIONI PARROCCHIALI
1.
Nell'ambito del progetto parrocchiale, al fine di promuovere le diverse
attività pastorali, possono essere costituiti organismi o commissioni. Queste
realtà vanno promosse dal consiglio pastorale parrocchiale, al quale spetta
indirizzare, animare, coordinare e verificare le attività. A loro volta,
siano adeguatamente rappresentate nel consiglio pastorale.
2.
Qualora, per motivi obiettivi, non fosse possibile costituire un'apposita
commissione, si garantisca lo svolgimento delle attività pastorali relative
da parte almeno di qualche singola persona.
LA
PARROCCHIA LUOGO DELLA DINAMICA MISSIONARIA
150.
LA PARROCCHIA COMUNITÀ MISSIONARIA
1.
Se vuol’ essere veramente se stessa, la parrocchia non può non vivere tutta
la sua azione pastorale secondo un'ottica propriamente missionaria. Occorre,
pertanto, ravvivare in tutte le componenti della comunità parrocchiale la
convinzione che la cura pastorale, quando è svolta con la coscienza che la
Chiesa deve accompagnare gli uomini e le donne al Signore Gesù, è per sua
natura missionaria. Soprattutto il momento attuale colloca le parrocchie in
stato di missione: È quindi urgente che la pastorale parrocchiale sia
contrassegnata da un impulso missionario verso coloro che non hanno ancora
accolto il Vangelo nella propria vita, o non lo ritengono più significativo.
2.
La prospettiva missionaria comporta il riconoscimento dell'urgenza della
nuova evangelizzazione e della imprescindibilità della missione “Ad Gentes”,
come pure chiede di realizzarsi, all'interno di ogni singola comunità
parrocchiale, nei confronti dei diversi ambienti di vita delle persone e nei
rapporti tra le parrocchie stesse. E' quanto viene continuamente sottolineato
in tutte le articolazioni del presente testo: le forme fondamentali del
ministero ecclesiale, la promozione delle diverse figure ministeriali, la
realizzazione delle molteplici articolazioni pastorali e lo stesso rapporto
tra la Chiesa e la complessa realtà sociale e civile, infatti, vedono come
protagonista essenziale la comunità parrocchiale. Nelle costituzioni seguenti
si richiamano soltanto alcuni aspetti di questa prospettiva missionaria.
LA
PARROCCHIA SOGGETTO DELLA NUOVA EVANGELIZZAZIONE E DELLA MISSIONE AD GENTES
1.
La sfida della nuova evangelizzazione riguarda soprattutto le comunità di
antica tradizione cristiana: gruppi di cristiani ferventi vivono accanto a
cristiani tiepidi e a battezzati dimentichi quasi del loro battesimo. Non
mancano anche i non battezzati. Siamo dunque in una situazione in cui la cura
pastorale propriamente detta deve congiungersi con l'attività missionaria. E'
ormai evidente che la comunità parrocchiale non raggiunge la totalità degli
abitanti. La soggettivizzazione della fede, l'appartenenza a distanza o
occasionale alla comunità e l'indifferenza richiedono una forte spinta
missionaria dentro e fuori la parrocchia. L'azione pastorale della parrocchia
dev'essere contrassegnata da un'ansia missionaria per coloro che sono
distanti dalla fede, chiamando le persone a vivere la propria esistenza umana
nella luce dell'Evangelo di Gesù.
2.
La nuova evangelizzazione non esaurisce l'impulso missionario, ma deve
aprirsi alla missione ad gentes e alimentare il senso della cattolicità della
Chiesa. In questa prospettiva, le comunità parrocchiali sostengano le
vocazioni missionarie, coltivino le iniziative a favore delle missioni,
accolgano con interesse e stima le esperienze pastorali provenienti dalle
giovani Chiese per far crescere il senso dell'annuncio del Vangelo per ogni
persona. Lo spirito missionario aiuti le comunità cristiane a tenere
comportamenti ispirati a essenzialità nell'attività pastorale e a sobrietà
nell'uso dei mezzi e delle strutture (cf costt. 286-290).
3.
Il carattere profetico dell'azione pastorale missionaria, a cui tutti i fedeli
sono abilitati in forza del battesimo, deve sempre essere tenuto in evidenza
negli itinerari che la parrocchia promuove per la formazione dei suoi membri,
così che tutti (presbiteri, diaconi, consacrati, laici) si sentano veramente
responsabili dell'annuncio.
Particolare
risalto va dato al ruolo dei fedeli laici: Nelle circostanze attuali i fedeli
laici possono e devono fare moltissimo per la crescita di un'autentica
comunione ecclesiale all'interno delle loro parrocchie e per ridestare lo
slancio missionario verso i non credenti e verso gli stessi credenti che
hanno affievolito o abbandonato la pratica della vita cristiana.
LA
MISSIONARIETÀ DELLA PARROCCHIA VERSO GLI AMBIENTI
La
comunità parrocchiale, le associazioni, i gruppi e i movimenti cerchino di
favorire un'attenzione pastorale alle persone nel loro ambiente di vita,
luogo di verifica e di prova della propria fede, luogo di annuncio e di
testimonianza. Potranno costituire e
nascere, soprattutto a livello diocesano, esperienze di pre-evangelizzazione
e di contatto con determinati settori (quali: la scuola, l'università, il
mondo del lavoro, i luoghi della sofferenza), in cui le persone si trovano a
vivere una parte consistente del loro tempo. Il coraggio di progettare questi
itinerari (culturali, sociali, religiosi) sarà di aiuto anche alla parrocchia
a non ripiegarsi su di sé.
LA
MISSIONARIETÀ NELLA PARROCCHIA
1.
La parrocchia, è sollecitata ad articolare la sua dinamica missionaria per
favorire l'annuncio del Vangelo e più intensi rapporti di prossimità. Questa
accentuazione può facilitare alcune attenzioni per il futuro. Si tratta di
ricostruire il tessuto tra casa e casa, tra rione e rione, affinché la vita
cristiana non sia solo un convergere verso la comunità, ma la parrocchia si
dilati verso gli spazi della vita quotidiana.
2.
Soprattutto nelle parrocchie particolarmente numerose o particolarmente
estese si promuovano incontri di fedeli a motivo della vicinanza di
abitazione, per esempio nello stesso caseggiato o nello stesso rione. Si potranno
designare, a promuovere tale comunione, fedeli particolarmente capaci di
suscitare dialogo e fraternità. In questo contesto si inseriscono i
cosiddetti gruppi di ascolto della Parola di Dio (le CEB), comunità
ecclesiali di base. Tali sotto-articolazioni della comunità sono altrettanto
importanti come la sua interdipendenza con le altre parrocchie della città (o
del diocesi).
3.
L'attenzione alle famiglie deve essere una dimensione tipica della
parrocchia. Occorre una cura della famiglia come tale, del singolare carisma
dei coniugi, affinché la parrocchia diventi sempre più una comunità in
comunione di famiglie.
Bisogna
che la famiglia viva in relazione stabile con altre famiglie, valorizzando
quei rapporti privilegiati connessi con il territorio. Le CEB possono essere
la scuola di formazione, di crescita e di coscienza di queste realtà
necessarie a riscoprire un volto credibile, percepibile e concreto di Chiesa
inserita nel tessuto e quotidiano del
nostro tempo.
4.
Inoltre si dovranno favorire le diverse espressioni della prossimità: queste
prendono avvio dal pronto intervento con forme dinamiche di ospitalità, di
attenzione ai piccoli, di vicinanza agli ultimi. Questa ospitalità può farsi
più competente assumendo modi più strutturati, continuando la tradizione di
molte persone che porta a porta hanno reso visibile il volto vicino della
comunità cristiana, ( rete dei messaggeri) con la parola, l'aiuto, la
presenza, l'intervento nei momenti di sofferenza e di bisogno ( ministri
straordinari dell’eucarestia e membri delle associazioni caritas
parrocchiali). Particolare attenzione dev'essere riservata ai malati, agli
anziani, agli emarginati, agli esteri, a coloro che non possono beneficiare
della mobilità della nostra società frettolosa. Infine, vi sono forme più
complesse di presenza sul territorio, di collaborazione con i servizi
sociali, di presenza critica nei contesti civili: l'esperienza
dell'assistenza, del patronato, dell'attenzione ai bisogni nella società
complessa può trovare anche nella parrocchia una ripresa creativa.
COLLABORAZIONE
TRA PARROCCHIE PER LA MISSIONARIETÀ
La
dimensione missionaria della parrocchia esige che la comunione che lega tra
loro diverse comunità parrocchiali, in particolare quelle dello stesso vicariato, si esprima anche attraverso forme
fattive di collaborazione in vista di iniziative comuni nel campo
dell'evangelizzazione, del ministero della carità e del rapporto con la
società civile. Andranno valorizzate, in prospettiva missionaria, le
indicazioni date nei due capitoli seguenti, concernenti le unità pastorali e
il decanato.
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Movimento
per un Mondo Migliore “LA PARROCCHIA
REALTA’ E COSCIENZA DELLA CHIESA”
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